Google rilancia sugli smart glasses e blinda l’AI di Chrome: la strategia per il 2026
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Google ha annunciato lunedì un’espansione significativa del suo ecosistema tecnologico, delineando piani ambiziosi sia sul fronte hardware che su quello della sicurezza software. Il colosso di Mountain View prevede di lanciare i suoi primi occhiali potenziati dall’intelligenza artificiale nel 2026, intensificando la competizione con Meta in un mercato consumer sempre più affollato. Parallelamente, l’azienda ha svelato nuove misure di sicurezza per Chrome, pensate per proteggere gli utenti mentre i browser iniziano a integrare funzionalità “agentiche” sempre più autonome.
Il ritorno dei wearable e la partnership strategica
Dopo anni di speculazioni, la roadmap di Google per i dispositivi indossabili prende forma. La società controllata da Alphabet sta collaborando alla progettazione hardware con partner di rilievo come Samsung, Gentle Monster e Warby Parker. Proprio con quest’ultimo marchio, Google ha siglato a maggio un accordo che prevede un impegno finanziario di 150 milioni di dollari. In una dichiarazione depositata lunedì, Warby Parker ha confermato che il debutto dei primi occhiali nati da questa partnership è atteso per il 2026.
I piani prevedono il rilascio di diverse tipologie di dispositivi. Ci saranno occhiali esclusivamente audio, che permetteranno agli utenti di dialogare con l’assistente Gemini, e modelli dotati di display integrato nelle lenti. Questi ultimi saranno in grado di proiettare informazioni visive direttamente nel campo visivo dell’utente, come indicazioni stradali e traduzioni linguistiche in tempo reale. Sebbene l’azienda abbia confermato l’arrivo dei primi modelli il prossimo anno, non è stato specificato quali stili saranno disponibili fin da subito. Tutti i dispositivi saranno basati su Android XR, il sistema operativo di Google dedicato ai visori e alla realtà estesa.
Lezioni dal passato e un mercato in evoluzione
L’annuncio segna il ritorno ufficiale di Google nel settore degli smart glasses, un campo in cui l’azienda aveva già tentato di imporsi in passato con risultati alterni. Sergey Brin, co-fondatore di Google, ha ammesso di aver imparato dagli errori commessi con i Google Glass originali, citando una tecnologia AI all’epoca meno avanzata e una scarsa conoscenza della catena di approvvigionamento, fattori che avevano portato a prezzi proibitivi. Secondo Brin, nel contesto attuale dominato dall’intelligenza artificiale, la capacità di questi occhiali di assistere l’utente senza distrarlo costantemente è nettamente superiore.
Il settore dei dispositivi indossabili AI sta guadagnando rapidamente terreno, con Meta attualmente in testa grazie al successo sorprendente dei suoi occhiali Ray-Ban, sviluppati in collaborazione con EssilorLuxottica e integrati con l’assistente digitale Meta AI. Anche altre aziende come Snap e Alibaba stanno lanciando le proprie proposte, rendendo il mercato piccolo ma estremamente competitivo. Oltre agli occhiali, Google ha aggiornato anche il software del visore Galaxy XR, introducendo la possibilità di collegarlo ai PC Windows e una “modalità viaggio” per l’utilizzo in aereo e in auto.
Sicurezza avanzata per l’era degli agenti autonomi
Mentre l’hardware si evolve, Google sta lavorando per rendere sicuro il software che lo anima, in particolare il browser Chrome. Un numero crescente di browser sta sperimentando funzionalità “agentiche”, ovvero sistemi in grado di compiere azioni per conto dell’utente, come prenotare biglietti o fare acquisti online. Tuttavia, queste capacità comportano rischi significativi per la sicurezza dei dati e delle finanze personali.
Per mitigare questi pericoli, Google ha dettagliato il suo approccio basato su “modelli osservatori” e sul consenso esplicito dell’utente. L’azienda sta utilizzando modelli specifici per monitorare le azioni degli agenti AI. Tra questi spicca il “User Alignment Critic”, un sistema basato su Gemini che esamina i piani d’azione elaborati dal modello principale. Se il “critico” ritiene che le attività pianificate non siano in linea con l’obiettivo dell’utente, chiede al modello di ripensare la strategia. È importante notare che questo modello di controllo analizza solo i metadati dell’azione proposta, senza accedere al contenuto web effettivo.
Protezione dei dati e controllo umano
Per impedire agli agenti di accedere a siti non autorizzati o inaffidabili, Google ha introdotto gli “Agent Origin Sets”. Questo meccanismo limita l’accesso del modello, distinguendo tra origini di sola lettura e origini di lettura-scrittura. Ad esempio, su un sito di e-commerce, l’agente può leggere le inserzioni dei prodotti perché rilevanti per il compito, ma non i banner pubblicitari. Inoltre, l’agente è autorizzato a cliccare o digitare solo in specifiche sezioni della pagina. Questa compartimentazione riduce drasticamente il rischio di fughe di dati tra origini diverse.
Google sta inoltre implementando un ulteriore livello di controllo sulla navigazione tramite un altro modello osservatore, capace di prevenire l’accesso a URL dannosi generati dall’AI. Tuttavia, per le operazioni più delicate, il controllo finale resta nelle mani dell’utente. Quando un agente tenta di accedere a siti sensibili, come portali bancari o sanitari, dovrà prima chiedere l’autorizzazione. Per i siti che richiedono il login, verrà chiesto il permesso di utilizzare il gestore delle password di Chrome, garantendo che il modello dell’agente non entri mai in possesso delle credenziali. Infine, l’azienda ha chiarito che azioni critiche come effettuare un acquisto o inviare un messaggio richiederanno sempre una conferma esplicita da parte dell’utente prima di essere eseguite.