26 Aprile 2025

Prezzi del petrolio in calo: pesano le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina

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I mercati petroliferi hanno registrato un ribasso mercoledì, mentre gli investitori valutano l’impatto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, in particolare alla luce dei nuovi dazi imposti da Washington. Le preoccupazioni legate a un possibile rallentamento economico globale e a una conseguente diminuzione della domanda energetica hanno spinto al ribasso i prezzi.

I future sul Brent sono scesi di 39 centesimi, pari allo 0,6%, attestandosi a 64,28 dollari al barile alle 07:58 GMT. Parallelamente, il greggio statunitense West Texas Intermediate ha perso 43 centesimi, ovvero lo 0,7%, scendendo a 60,90 dollari al barile.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la crescita della domanda globale di petrolio nel 2025 sarà la più bassa degli ultimi cinque anni. Inoltre, anche l’espansione della produzione statunitense potrebbe rallentare a causa dell’inasprimento dei dazi commerciali da parte dell’amministrazione Trump e delle contromisure adottate dai partner commerciali.

L’IEA prevede che nel corso dell’anno in corso la domanda globale aumenterà di circa 730.000 barili al giorno, un dato nettamente inferiore rispetto al milione e 30.000 barili previsto nel mese precedente. Questo taglio supera anche la revisione al ribasso annunciata lunedì dall’OPEC.

Imad Al-Khayyat, analista del London Stock Exchange Group, ha definito la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina “la minaccia più significativa per l’economia globale e per la domanda di petrolio”. Secondo lui, “ogni settimana che passa senza segnali di distensione aumenta la probabilità di una recessione globale e abbassa il tetto massimo dei prezzi del petrolio”.

La combinazione tra l’aumento della produzione da parte del gruppo OPEC+ (che include Russia e altri alleati) e i timori legati ai dazi americani ha già fatto perdere circa il 13% ai prezzi del greggio solo nel mese in corso.

In questo contesto di incertezza, diverse grandi banche, tra cui UBS, BNP Paribas e HSBC, hanno rivisto al ribasso le loro previsioni sui prezzi del petrolio.

Nel frattempo, il presidente Donald Trump ha aumentato drasticamente i dazi su numerosi beni cinesi, provocando una reazione immediata da parte di Pechino, che ha introdotto controdazi sulle importazioni americane. La guerra commerciale tra le due principali economie mondiali appare dunque sempre più accesa.

Nonostante ciò, i dati economici pubblicati mercoledì mostrano che il prodotto interno lordo della Cina è cresciuto del 5,4% su base annua nel primo trimestre, superando le attese del 5,1% rilevate da un sondaggio Reuters.

Tibor Varga, analista di PVM, ha però precisato che “questa performance superiore alle aspettative è stata trainata dagli esportatori cinesi che hanno anticipato le spedizioni in vista dei nuovi dazi USA. Tuttavia, è probabile che questo slancio non si ripeta nei prossimi mesi, dato che le due economie stanno tentando attivamente di separarsi.”

Sul fronte delle scorte, secondo i dati dell’American Petroleum Institute, le riserve di petrolio greggio negli Stati Uniti sono aumentate di 2,4 milioni di barili nella settimana terminata l’11 aprile. Allo stesso tempo, le scorte di benzina sono diminuite di 3 milioni di barili, mentre quelle di distillati sono calate di 3,2 milioni di barili.

Il mercato resta in attesa di ulteriori segnali che possano indicare un’inversione di tendenza nelle relazioni commerciali internazionali, ma al momento prevale la prudenza e il timore per la stabilità futura della domanda energetica.